SAMUELE BARBIERI, Il rinvio pregiudiziale tra giudici ordinari e Corte costituzionale. La ragione del conflitto, Napoli, 2023, 498 pagine

di Patrizia De Pasquale

Dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona sino ad oggi diversi e importanti sono stati i passi della Corte costituzionale nel proprio “cammino comunitario”: il primo dialogo in via pregiudiziale con la Corte di giustizia nell’ambito di un giudizio incidentale di costituzionalità; la manifestazione dei controlimiti nella “Saga Taricco”; la “precisazione” intervenuta con la sentenza n. 269/2017 nelle ipotesi c.d. di “doppia pregiudiziale”. Il dato comune, che sembra trarsi, è un protagonismo della Corte costituzionale, nutrito spesso dalla volontà di guadagnare terreno rispetto ai giudici ordinari. Alla luce di tale evoluzione, il lavoro ha ad oggetto il rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia, di cui all’art. 267 TFUE, nello sviluppo delle relazioni tra l’ordinamento dell’Unione europea ed il diritto interno. Infatti, è attraverso il rinvio pregiudiziale – quale meccanismo di dialogo essenziale per garantire l’uniformità e l’autonomia dell’ordinamento sovranazionale – che è possibile scorgere le potenziali o concrete tensioni tra, da una parte, il diritto dell’Unione europea e, dall’altra parte, i principi e i diritti costituzionali; una tensione che vede sul campo i giudici ordinari e la Corte costituzionale. Sula base di tale premessa, prima di tutto il lavoro riflette sul contributo ineguagliabile dell’art. 267 TFUE nello sviluppo dell’ordinamento dell’Unione europea e nella preservazione delle sue caratteristiche essenziali di ordinamento sovranazionale, autonomo ed uniforme. Sulla base di una tale ricostruzione, in primo luogo il lavoro offre uno studio dei rinvii pregiudiziali provenienti dalle giurisdizioni italiane dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona sino ad oggi, facendo emergere le principali occasioni di conflitto tra i giudici ordinari e la Consulta rispetto alle implicazioni del diritto dell’Unione europea sui diritti della persona e sui principi supremi dell’ordinamento interno. In secondo luogo, il lavoro fornisce una ricostruzione del “cammino comunitario” della Corte costituzionale, avendo a riguardo il mutato atteggiamento di quest’ultima (in passato di “chiusura”, oggi di sincera collaborazione) rispetto all’art. 267 TFUE. Tale analisi fornisce, da ultimo, anche l’occasione di indicare alcune sfide che attendono il dialogopregiudiziale nello specifico contesto dell’ordinamento italiano. In conclusione, il lavoro consente di apprezzare come il rinvio pregiudiziale rappresenti lo strumento non solo mediante il quale gli ordinamenti si compenetrano e le loro relazioni si sviluppano, ma anche attraverso cui i conflitti tra ordinamenti possono (e devono) trovare la loro composizione.

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