Abstract (ITA)
Il contributo intende offrire una valutazione critica della direttiva (UE) 2024/1760 sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità (secondo l’acronimo inglese di Corporate Sustainability Due Diligence Directive, la “CSDDD”), adottata il 13 giugno 2024, quale strumento normativo finalizzato a vincolare determinati operatori economici europei ed extraeuropei al rispetto dei diritti umani e alla tutela dell’ambiente lungo le relative catene di attività. Il lavoro si concentra sul contesto normativo che ha condotto alla sua adozione, sulle principali modifiche intervenute durante il negoziato interistituzionale e sulle implicazioni sostanziali che ne derivano in termini di efficacia regolatoria. In particolare, da una parte, viene messa in luce l’innovazione rappresentata dalla previsione di obblighi giuridicamente vincolanti in materia di sostenibilità aziendale, compresi quelli di riparazione e di adozione di piani di transizione climatica e, dall’altra parte, si evidenziano le rilevanti limitazioni introdotte in sede di approvazione, con particolare riguardo all’ambito soggettivo e oggettivo di applicazione, alla portata del dovere di due diligence e alla definizione degli impatti negativi rilevanti. In questa prospettiva, il contributo tenta di valutare se la direttiva, pur nella sua portata ridimensionata rispetto alla proposta iniziale della Commissione, possa ancora costituire uno strumento efficace per orientare le imprese verso una condotta responsabile, ridurre il rischio di violazioni dei diritti fondamentali e promuovere condizioni concorrenziali eque nel mercato interno. La conclusione è moderatamente positiva, nella misura in cui la CSDDD pone le basi per un approccio graduale e armonizzato, suscettibile di produrre effetti extraterritoriali significativi, anche grazie al c.d. “effetto Bruxelles”.
Abstract (ENG)
The paper offers a critical assessment of Directive (EU) 2024/1760 on corporate sustainability due diligence (hereinafter “CSDDD”), adopted on 13 June 2024, as a legal instrument designed to impose binding obligations on certain European and third-country companies with respect to human rights and environmental protection throughout their chains of activities. The analysis focuses on the legal background leading to the Directive’s adoption, on the key amendments introduced during the interinstitutional negotiation process, and on the substantive implications in terms of regulatory effectiveness. In this framework, the paper highlights, on the one hand, the innovative nature of introducing legally binding obligations in the field of corporate sustainability, including duties of reparation and the adoption of climate transition plans; on the other hand, it critically examines the significant limitations introduced at the final drafting stage, especially with regard to the personal and material scope of application, the breadth of the due diligence duty, and the definition of relevant adverse impacts. Against this backdrop, the paper seeks to assess whether the Directive, albeit narrowed in scope compared to the Commission’s original proposal, can still serve as an effective instrument to steer companies towards responsible conduct, reduce the risk of fundamental rights violations, and promote fair competition in the internal market. The conclusion is cautiously positive, insofar as the CSDDD lays the groundwork for a gradual and harmonised approach, capable of producing significant extraterritorial effects, also by virtue of the so-called “Brussels effect”.




