Lo studio del ruolo del giudice comune nel rapporto con le Corti europee suscita da tempo grande attenzione. Le ragioni di tale interesse devono senz’altro ascriversi alla posizione di protagonista attivo che il giudice nazionale gioca nel laboratorio giurisprudenziale dei diritti fondamentali tutelati a livello europeo. Quest’ultimo, infatti, nella misura in cui è chiamato a conoscere il dialogo tra le Carte e il dialogo tra le Corti, si ritrova ad assolvere la difficile funzione non solo di pervenire correttamente ed efficacemente alla soluzione del caso concreto, ma, più in generale e con ben altra responsabilità, di contribuire alla conservazione di un sistema complesso, la cui ricchezza si apprezza proprio nella molteplicità dei livelli.
Al tema suindicato è dedicata l’opera promossa e pubblicata dalla Scuola Superiore della Magistratura, edita nel 2023 da Giuffrè. L’opera, emblematicamente intitolata “Il diritto europeo e il giudice nazionale” si articola in tre Volumi, sul piano sistematico organizzati in diverse sezioni che raccolgono numerosi contributi di autorevoli giuristi che vivono l’esperienza delle Corti e accademici che ai profili teorici e pratici dei temi indicati dedicano da anni la propria ricerca.
Gli scritti complessivamente considerati offrono una compiuta panoramica delle interazioni tra giudice comune, Corte costituzionale e Corti europee, evidenziando la varietà di atteggiamenti che le giurisdizioni nazionali hanno assunto rispetto al diritto europeo in senso lato, talvolta orientati in direzione della promozione del diritto sovranazionale e della giurisprudenza delle Corti europee, talaltra tesi ad opporre una certa diffidenza verso il diritto transnazionale e sovranazionale a tutela dei valori fondamentali asseritamente cari all’identità costituzionale nazionale.
Nello specifico, il primo volume, coordinato da Michele Graziadei, Celestina Iannone, Bruno Nascimbene, Luigi Salvato ed Enzo Vincenti, è dedicato al diritto dell’Unione europea e, in particolare, ai vincoli che incontra il giudice nazionale nell’applicazione del diritto dell’Unione. Un approfondimento specifico è riservato al procedimento del rinvio pregiudiziale, sottolineando, tra l’altro, i problemi di coordinamento e/o di concorrenza che sono emersi tra il potere del giudice comune di rinvio alla Corte di Lussemburgo e quello di rimessione alla Corte costituzionale attraverso l’analogo meccanismo del giudizio incidentale.
Il secondo e il terzo volume, coordinati da Guido Alpa, Giacinto Bisogni, Margherita Cassano, Maria Giuliana Civinini, Lorenzo D’Ascia, Piero Gaeta e Alberto Giusti, sono, invece, dedicati alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e alla Corte di Strasburgo nel sistema del Consiglio d’Europa. Come noto, il giudice nazionale non ha la possibilità di rivolgersi in via diretta alla Corte di Strasburgo per chiedere una pronuncia che risolva eventuali dubbi sull’interpretazione della Cedu; ne deriva che non sono ravvisabili questioni di coordinamento tra le giurisdizioni come quelle sopra evidenziate. Cionondimeno, non mancano, ovviamente, profili problematici ancora aperti su questo versante, riguardanti, tra l’altro, la qualificazione e il rango da riconoscere alle norme della Cedu, nonché l’esatta definizione degli obblighi di conformazione discendenti dalle decisioni della Corte EDU. In questa prospettiva, i contributi si soffermano sull’evoluzione giurisprudenziale della Corte europea dei diritti dell’uomo e sull’incidenza della Cedu nell’interpretazione della legge da parte della Corte di cassazione.
I tre volumi si caratterizzano non solo per una organizzazione coerente dei numerosi profili rilevanti, ma anche per eleganza nello stile e per il rigore metodologico. Per tale ragione, essi costituiscono un punto di riferimento pratico per magistrati e avvocati e per chiunque voglia conoscere e comprendere non solo la giurisprudenza delle Corti nazionali ed europee, ma anche lo strumentario di cui si deve avvalere il giudice nazionale, qualora rilevi un’antinomia tra una norma nazionale e una fonte sovraordinata, in un contesto caratterizzato dalla compresenza di ordinamenti che, per quanto integrati e coordinati, rimangono “distinti”. Negli scritti sembra peraltro evidenziarsi un aspetto di fondamentale importanza che è andato progressivamente configurandosi nel quadro dei rapporti tra giudici nazionali e Corti europee e che attiene alla prevalenza di un approccio che, più che valorizzare la distinzione, aspira ad affermare la complementarità dei ruoli tra giurisdizioni.
In tal senso, oltre ad esprimere un compiuto punto di vista all’esito di approfondite ricerche, l’opera propone molteplici spunti di riflessione che verosimilmente sono suscettibili di alimentare ulteriori ricerche.